BIOGRAFIA

Camminando all’indietro si guarda il passato…   
Tramonto. Uno dei miei settanta ...e fischia
un ricordo ... tanti ricordi ... Profumo di erbe montane, scarponi di cuoio. 

Passi… una tromba che suona… silenzio ... Il Garand in spalla, lo sguardo che vaga su vuoti cortili, 
una cicca: la brace nascosta nel pugno socchiuso, pensieri ... 
Il conto dei giorni: domani si passa a due cifre : La Naja.
Là, dove la mia vita è cambiata. 

Sembra strano come puoi vedertela passare davanti, così, improvvisamente la vita, in uno spazio temporale riaperto dove tutto è sospeso e contemporaneamente presente. 
E su tutto, la patina del tempo.  

Con occhi lucidi ho rivisto albe e tramonti, immagini di tempi lontani. E subito la voglia di prendere zaino e scarponi
e ritornare a respirare la tormenta e la pioggia e arrampicarmi per sentieri scomparsi. 
E chiedermi il perché del volere ancora tanta fatica. 
   
 Molte le valli che mi hanno visto passare: con passo lento in alcune, con poche e gelate gocce di brina in altre.
 Solo ombra fugace, debole vibrazione di vita, muschio segnato dal passo che la luce, al mattino, cancella. 
 Di qualcuna di queste conservo ricordi. Essenze licheniche su rocce: graffiti montani, umili, perenni.
Amo l'odore di neve, nell'aria. Letti odorosi di fieno, freddi e pungenti. 
Il risveglio livido all'alba, trattenendo il respiro per l'acqua gelata, cristallina, buttata sul viso. 
  
 La marcia. 
Di un focolare lontano la traccia leggera di fumo. 
Il sole e la neve. Oasi di verde, nel maggio inoltrato, con bottoni di primule e laghetti incantati.
Rintocchi leggeri, indistinti, del pascolo in basso ad accompagnare il respiro profondo, ritmato. 
L'erica a guanciale, nuvole vicine a disegnare ricordi. 
Pascoli d'arnica, poi raccolta a mazzetto per chi mi ha preceduto.
E nel brugo, che ne conserva l'impronta, adagio lo scarpone, perpetuandone il passo. 
Immancabile pensiero di ciò che avrei potuto ma non ho né saputo né, purtroppo, voluto.  
 
Le "Valli" sono, per la mia vita, metafore.
Per questo amo la montagna. Anche se appesantito dagli anni, con il fiato sempre più corto, lassù è il mio traguardo. 
E' la meta che mi attende da sempre. Lo so bene. 

E lassù mi sorprendo parlare con chi è già andato avanti, solo con me stesso e con la mia vita
e godere di ciò che è per pochi, mentre il tempo si ferma per lasciarmi ascoltare il silenzio. 
E sentire ancora una volta, e forse per l'ultima, l'aria vibrare sotto le ali dell'aquila. 
La stessa che quarant'anni fa già mi accoglieva in questa sua valle.

E mi scopro salutarla in silenzio dove, più che da augurante, mi porgo in attesa. 
Aquila, carontica icona di Alpini in congedo.  

Ed ora che i miei capelli sono di neve, il respiro ansimante, le mie grida silenziose, 
gli occhi pieni di quella sabbia che la vita via via solleva,
ancora continuo per la strada del mio destino, da quell'aquila, in cielo, osservato e protetto. 
E con fatica e sudore conquistarne le vette.
Non solo terrene. 
  
E tornando da Tè, ritroverò gli scarponi e lo zaino e di nuovo, per mano, mi guiderai per altri sentieri.
Questa volta, spero, senza troppa fatica.      

                                                                                Pier   
                         
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